Testi scelti tra gli scritti e insegnamenti di Padre Theodossios Maria della Croce
L'Amicizia
La reale amicizia nessuno può distruggerla; e questo dono di Dio opera un'incisione di fuoco nelle anime che camminano per la sua gloria e con il desiderio di convertire l'universo. Quando l'amicizia, e in generale ogni sentimento di affetto, riesce a stabilirsi su questo livello, su questa sensibilità, è talmente libera talmente grande e cresce talmente ogni giorno, che nessuna prova esteriore può ferirla e farla vacillare. Ma perché questo accada, occorre che sia cementata nell'amore di Dio e fondata su questo amore di Dio, e quindi anche sull'amore di tutte le anime per la loro conversione; allora questa amicizia, questo legame delle anime, è spogliato da ogni vanità e da ogni egoismo.
Se la nostra gioia non è fondata sul bene eterno degli altri e sulla gioia degli altri talvolta anche temporale ma che aiuti alla lunga a risvegliarsi, la nostra vita è morta, la nostra sensibilità è assolutamente passeggera e friabile, e i nostri affetti sono basati sul nostro egoismo, il nostro orgoglio e il nostro amore di noi stessi. Ciò non significa che anche l'amore più perfetto non comporti dolori e difficoltà: i fratelli più santi, gli amici più profondi possono conoscere momenti di pena; ma nessuno può toccare il fondo; è come le onde del mare: possono avere decine di metri di altezza, ma il fondo del mare resta stabile e immobile; è questa la vera amicizia in Dio, nelle profondità dell'oceano dell'Amore.
La vera amicizia è una grazia di Dio, è un legame reale dell'amore di Dio; poiché è reale, l'uomo è libero dal tempo, dalla terra e avanza attraverso tutte le tempeste, attraverso tutte le difficoltà, e il centro della sua gioia è immutabile: il bene degli altri. E poiché vi è questa preoccupazione della salvezza dell'umanità, più il legame è fraterno, più l'amicizia è delicata e profonda. Vi è sempre una pena, un dolore, quello dell'umanità intera, e il fatto che questo dolore sia vissuto, che faccia parte dell'anima degli amici, rende l'amicizia sempre più bella ed eterna.
Il Cristo non rimproverava continuamente agli apostoli la loro "sommarietà", non è così che li ha convertiti e li ha uniti al grande mistero della sua Croce; ma li ha amati dall'inizio come erano, prendendo su di sé tutta la solitudine e le sofferenze che comportava questa "sommarietà". Ben più che i miracoli e i discorsi, è stata questa clemenza infinita del Cristo a generare il primo nucleo della Chiesa. E attraverso tutti i suoi Santi e i suoi Servitori, la Chiesa non smette di esprimere l'autorità regale del Cristo. Se anche noi vogliamo partecipare alla regalità del Cristo, dobbiamo vivere continuamente questa clemenza, dobbiamo vivere questo perdono universale nei confronti di ogni anima e quindi, prima, nei confronti di ogni fratello.
Il testamento del più grande teologo di tutti i tempi, l'apostolo San Giovanni, è questa preghiera che ripeteva instancabilmente: "Figlioli miei, amatevi gli uni gli altri". Al di fuori di questo amore tutti i pensieri e tutte le azioni restano vani; ma se realizziamo questo appello di San Giovanni, allora partecipiamo alla regalità di Cristo, che è santa delicatezza e rispetto fraterno, prima di tutto nel nostro atteggiamento interiore, poi in tutte le nostre manifestazioni esteriori. Questa santa delicatezza non può esistere che quando si ha sempre davanti a sé l'anima del fratello, cioè il suo bene eterno.
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